mercoledì 22 luglio 2009

La casta




Mi sono preso un periodo di tempo per disintossicarmi.


Dalle incazzature, dalle paure personali.


Mi sono preso un periodo di tempo per ripensare la mia vita in un periodo di cambiamenti più o meno grandi.


Sveglia presto, attività fisica, letture.


Ma anche tanta solitudine per capire cosa voglio e un po' di compagnia degli amici di sempre, per ricordarmi che comunque, ciò che si ha dentro uno se lo porta dietro. Sempre ed ovunque.


Tra le letture una è entrata di diritto nella mia libreria e nel mio bagaglio personale.


La casta, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.


Sebbene sia stato già a suo tempo un enorme successo editoriale, sono arrivato un po' in ritardo e me lo sono comprato per caso, spulciando tra i libri in offerta al supermercato.


Mi ha colpito, davvero tanto. Numeri alla mano i due autori hanno tracciato un quadro a tinte fosche del nostro paese senza sporcarsi le mani in sterili ed inutili polemiche partitiche (anche se le porcate maggiori le ha fatte il popolo politico berlusconiano, e di ciò, mi gongolo).


Numeri da capogiro, come i 65 milioni di euro per i voli di stato nel solo 2005 (contro gli 8 circa della Corona inglese).


O le pensioni faraoniche a fantomatici dirigenti pubblici di ancor più fantasiosi enti.


Il tutto condito con costanti raffronti con sistemi più virtuosi del nostro.


La reazione su chi scrive è stata forte, quasi fisica. Nausea per un mondo ipocrita e privo di ideali, odio per una classe politica avulsa dalla realtà, senza etica, nepotista e spesso ignorante.


Preoccupazione per il futuro di una nazione che sa esprimere solo questa forza rappresentativa.


Ed una voglia incontenibile di salutare tutti e trasferirmi via da qui, lontano, correndo il rischio di non veder sfatato l'adagio per cui "l'erba del vicino è sempre più verde".


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