martedì 25 agosto 2009

lunedì 24 agosto 2009

Eritrea, Inghilterra, Novelli Arditi.

Mentre l'indifferenza serpeggia beata ed indisturbata tra gli ombrelloni delle vacanze, nel Mediterraneo si muore di fame e di sete; racconti indegni di questo mondo e di questo paese, che tanto si dicono e spacciano per civili, poco o niente ottengono in mezzo all'ultima prodezza di Corona o alla prima di campionato.
Anzi, molte volte mi sono sentito dire, di fronte alla mia indignazione per la morte dei 75 eritrei, che se la sono cercata, "che accidenti ci vengono fare", che se rischi allora devi mettere in conto di morire (aggiungo sarcasticamente io, almeno soffrendo pene indicibili).
Così nella totale indifferenza passa la morte di innocenti e passa l'intolleranza verso i gay. E mentre in Inghilterra il British National Party saluta alla moda nazista e brucia bambole nere raffiguranti Obama, la terra d'Albione probabilmente dimentica le bombe su Londra lanciate appunto da coloro che originariamente salutavano col braccio teso. Come dire: osanno chi mi ammazza.
Siccome però anche noi italioti non siamo da meno, posso dire che conosco un po' di leghisti che con stupidità mostrano ai loro ospiti manganelli made in Predappio e calendari con le foto di Mussolini. Ah, dimenticavo, che inneggiano alla dottrina nazional socialista come unica virtuosa ed elogiano il pugno chiuso mostrato da Bossi sui manifesti come mezzo per accalappiare, e qui cito testualmente, "quei poveracci dei rossi".
Come dire. Il nero quando perde colore non diventa grigio, diventa verde.

venerdì 21 agosto 2009

Siamo un paese al declino.

Sebbene secondo alcune fonti la notizia debba essere verificata, l'ultima tragedia del mare lascia l'amaro in bocca. 75 vite perse nel Mediterraneo: uomini, donne, bambini eritrei che cercavano una via di scampo ed un futuro migliore.
Invece hanno trovato la morte, ignorate a quanto pare da una decina di imbarcazioni.
In un clima sociale teso, che guarda al diverso e al debole con disprezzo, che impone un modello culturale per nascondere i limiti della nostra società povera di valori, nessuno ha prestato loro soccorso.
Non mi stupisce perchè tra un reato di clandestinità ed una ronda, siamo vittime di noi stessi; pronti a spendere 400 milioni di euro per posticipare un referendum in una data comoda così come pronti ad invocare la crisi e la consequenziale austerità per ridurre all'osso i festeggiammenti per il centocinquantesimo.
La nostra è un'italietta che si barrica in casa odiando il diverso in quanto incapaci di comprendere le differenze. La paura la fa da padrona, serpeggiante e allo stesso tempo cavalcata e fomentata; e così ci si dimentica di quando eravamo noi sui barconi, a scappare dal proprio paese. Noi, gli straccioni ad Ellis Island.
Non eravamo tutti Meucci. Eravamo (e siamo) quelli che hanno portato la mafia nel mondo. Eravamo quelli dipinti come pericolosi, sporchi, delinquenti.
E oggi, di fronte al dramma quotidiano, se faccio presente che noi non siamo nè meglio di peggio di chi solca il mare per arrivare a Lampedusa, mi sento dire che son tutte balle.
Certo, l'immigrazione selvaggia è problematica. Va gestita a livelli comunitari e non locali.
Perchè l'Europa non crea una Ellis Island in cui ospitare gli immigrati, evitando loro così inutili quanto pericolose traversate, anzichè dare sterili quanto ipocrite raccomandazioni?
Sono queste le basi culturali che noi vogliamo mostrare al mondo?
E' quindi questo il modello che alcuni cercano di imporre?
Siamo davvero un civiltà o siamo ormai indirizzati al declino?
Forse la seconda, perchè così come Orwell ne "La fattoria degli animali" dice che tutti i maiali sono uguali ma alcuni sono uguali degli altri, noi siamo stati in grado di punire penalmente l'immigrazione clandestina salvo prevedere una sanatoria per badanti e colf (i vari sciur Brambilla & Cazzaniga che votano Lega altrimenti si sarebbero dovuti stirar le magliette da soli).
E mentre Fini invoca una revisione immediata dell'attuale legge, Calderoli non perde l'occasione per esprimere il proprio allucinato pensiero con un "Fini, dì qualcosa di destra".
A cui starebbe bene un "Calderoli, ma dì qualcosa di intelligente".

mercoledì 19 agosto 2009

Fernanda Pivano


Guardo la mia libreria e sorrido triste. I miei testi di Kerouac, Jukebox all'idrogeno di Ginsberg. Una raccolta di foto su Corso e Cassady. L'opera omnia di Bukowski. E poi John Fante ed Hemingway. I miei dischi di De Andrè.
Internet, carta stampata e tv si sbracciano per rendere omaggio a Fernanda Pivano, ricordandola in mille modi diversi.
Io umilmente vorrei ricordarLa come un grande faro della cultura italiana, cittadina del mondo ma col cuore in Italia.
Mi piace pensare che adesso sia su una nuvola a mettere ordine tra i pensieri vorticosi di Kerouac mentre Hem e Buk parlano di pugilato.
Ciao Nanda, mi mancherai.

martedì 18 agosto 2009

Renzo la trota

Il padre lo ha chiamato "la Trota" ma su un simpatico blog appare come "il caprone", grazie ai tre tentativi infruttuosi di diplomarsi (di cui una volta in un istituto privato, una volta in base ad un intervento diretto della Gelmini).
Personalmente non mi voglio esprimere su quanto sia difficile studiare al giorno d'oggi, di come sia dura la vita di un figlio di un politico di spicco (ebbene sì, Bossi è un politico), degli ovvi sotterfugi che quei comunistacci integralisti e cattivi di insegnanti hanno usato per bocciarlo n. 3 volte. Non voglio nemmeno mettere in dubbio, come la sediziosa stampa sinistrorsa ha fatto, che dagli occhi della trota non guizzi il genio.
Tanto meno mi lascerò andare a facili speculazioni sul fatto che la Lega, partito contrario a Roma Ladrona e al nepotismo, da sempre acerrima nemica di chi usa amici e non per far carriera, lo ha nominato membro dell’Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia delle Fiere Lombarde, alias dell'organismo che vigilerà su quella cosuccia chiamata EXPO 2015.
Il mio commento, semmai, è rivolto al desio del giovane rampollo padano: vuol fare l'economista.
Considerando la brillante carriera scolastica, l'indiscusso patrimonio genetico, la possibilità di avere come mentore un Boso, un Calderoli o un Salvini, in 300 o 400 anni, forse, riuscirà a compilare il modulo di ammissione. Per fare l'economista, beh, chissà.

lunedì 17 agosto 2009

Bandiere e polemiche.

Il mood vacanziero fa fatica ad andarsene, nonostante la realtà di tutti i giorni si impegni a riportarmi sui soliti binari.
Avrei potuto pescare ad occhi chiusi dal marnone di castronerie estive che Berluska, Bossi e compagnia bella hanno puntualmente prodotto; poi, leggendo altri blog, mi sono accorto che sarei stato a dir poco pleonastico.
Così, mi limito ad un commento, un po' secchione, in merito alla diatriba sulle bandiere e sui dialetti che quegli emeriti idioti leghisti hanno fomentato.
La bandiera, non solo quella italiana, è un simbolo. Può essere una bandiera di una regione, di un partito, di una squadra di calcio: ciò che è incontrovertibile è che sia un simbolo.
Il simbolo è ciò che gli antichi greci intendevano per sun-bolon, alias ciò che unisce.
Al contrario, dia-bolon era ed è ciò allontana, che divide.
Usare la bandiera come muraglia per gli immigrati (e non) equivale a dividere con qualcosa che unisce. O viceversa, se meglio aggrada.
Mi fermo di fronte a questo ragionamento alla Sant'Anselmo per tornare con i piedi per terra. La bandiera è sinonimo di valori condivisi, di una cultura che non può essere flat ma che ha mille piccole gradazioni e differenze.
Ma questo dalle parti di Pontida, suona come una bestemmia. Del resto, da uno con la bavetta alla bocca che nomina come erede un genio strepitoso noto per essere stato bocciato 3 volte all'esame di maturità (presso un istituto privato a prova di scemo), che ti aspetti.

sabato 8 agosto 2009

Musica seria per persone serie (3)


Clima vacanziero, poco tempo da dedicare al blog, tanta voglia di evasione. E di correre su una moto su strade polverose che puzzano di whisky, benzina e sudore.

mercoledì 5 agosto 2009

W le vacanze.

Appunto...qualche giorno ad oziare non fanno male. Credo che mi sarà difficile aggiornare il blog nei prossimi giorni, ma me ne vado "into the wild". Oddio, non proprio come il film, spero.
Saluti!

sabato 1 agosto 2009

Musica seria per persone serie.

Stamattina mentre facevo pulizia in casa, nel mio stereo girava Harry Belafonte, con la vecchia raccolta "Pure gold of the caribbean". Belafonte non è stato solo il re del calypso, ma si è battuto a favore di cause legate ai diritti umani e umanitarie. Negli ultimi anni è stato fra i critici più decisi dell'amministrazione Bush.
Quando dalle casse è uscita "Jump in the line", ho dato segni di squilibrio, ballando come un tarantolato tra una spolverata alla libreria e un tappeto sbattuto.


Expo 2015

Il tuttologo Matteo Salvini, noto anche come "il premio Nobel delle carrozza per soli Milanesi", ha pontificato.
Tema delle argute parole l'Expo 2015.
I fatti (non nel senso di drogati). Il governo pensa ad un piano B per l'Expo milanese, evento catalizzatore di milioni di persone e miliardi di euro provenienti dai 4 angoli della terra, tale per cui gli investimenti preventivati siano dimezzati, rinunciando ad una serie di interventi che avevano convinto molti paesi del mondo (in particolar modo paesi poveri), a votare per la candidatura meneghina.
La Lega, nascondendosi dietro al dito (cucù! Chi vedo? Un pirla che si nasconde) del "evitiamo che venga costruita una cattedrale nel deserto" e "c'è la crisi e c'è il Sud, bisogna risparmiare" appoggia la linea del governo.
Ma come? Cerca di ridimensionare l'unico evento su cui tutte le aziende dell'area milanese stanno curando quasi fosse una panacea? Facendo peraltro storcere il naso ai paesi che hanno appunto votato per l'Italia? Rischiando di compromettere qualche migliaio di posti di lavoro?
Bene, l'idea che un soggetto indegno come Salvini abbia questo potere mi fa venire i brividi.
Brividi che si trasformano i moti di disgusto se associo questa notizia al comportemento che la Lega ha tenuto sull'affaire Malpensa, ovvero lavandosene le mani dopo aver promesso mari e monti.
Un secondo "Ma come?". La Lega che difende il Nord, il fanta-stato padano, prima getta sul baratro il più efficiente aeroporto italiano (l'unico ad essere progettato e costruito con la logica di hub), poi accoltella l'Expo (cui anche Malpensa, per altro, guardava come elemento di rilancio).
Cosa bolle in pentola? Da un lato proclami di guerra verso chi tocca il nord e la sua gente, poi Salvini che parla di mezzogiorno e il pool leghista che non proferisce verbo verso l'assegno in bianco alla Regione Sicilia.
Senza malizia, mi pare che la Lega VOGLIA vedere il Nord più povero, con più disoccupati (incazzati ed indottrinabili in modo più agevole). Credo che la Lega sia contro al popolo, lo usi, lo manovri come si fece nella Germania degli anni '30, dando finti miti, creando povertà morale, spirituale e materiale.
Tornando all'Expo, per dovere di cronaca devo anche dire che sono in ballo da più di un anno per decidere come spartirsi le poltrone tra i tanti ex della politica e amici e amici di amici.
Il che è comunque uno spettacolo penoso ed indegno.
Una cosa è certa, anzi due. Il primo, che rischiamo di rovinare e sciupare un'occassione per dar da lavoro a tante persone.
Il secondo, che la Lega è un movimento insulso, indecoroso, privo di cultura.

venerdì 31 luglio 2009

In sostengo del PD

Questo blog sostiene il PD in tutte le sue iniziative.

Il liberal populismo insulare.

Chi ha letto "La casta", di cui feci una recensione qualche giorno fa, sicuramente avrà trovato la notizia particolarmente succulenta e, allo stesso tempo, fonte di indignazione.
La lobby siciliana, trasversale ad ogni schieramento partitico, ha colpito ancora. Prima le doglianze del MPA, poi i cenni di ribellione di Micicchè, poi le parole sottili e taglienti del presidente del Senato Schifani.
Morale della favola, una vagonata di soldi arriva nelle casse (senza fondo) della regione Sicilia. Ma non solo: al via un nuovo ente (credo sia il millesimo) ed una nuova banca (speriamo che non sia parente della Crediteuronord, la banca padana salvata in extremis dal galantuomo Fiorani).
Come per incanto, il quasi-secessionista Lombardo, pronto a schierarsi contro (oltre ai voti contrari al PDL usati come avviso), il quasi-contrariato Schifani e i quasi-insorti politici siciliani hanno ammainato i vessilli e deposto le armi.
Come si suol dire all'ombra del Vesuvio "basta poco, checcevò". Un comodo ente ed una ancor più funzionale banca in cui assumere decine, centinaia, migliaia di politici (trombati e non), parenti, amici, amici di amici. Ente che durerà in eterno ed alimenterà i circa 2 miliardi di euro/anno che la "casta" costa (pardon per il gioco di parole) ai contribuenti.
Non solo. Gonfierà a dismisura i dipendenti della regione Sicilia che, sempre secondo i dati pubblicati da Rizzo e Stella, ammontano a circa 200.000 unità, di cui 50.000 solo nel corpo forestale. Un'enormità.
Sia chiaro, il mio non è un moto di disgusto padano, al contrario. Dell'esborso di 4 miliardi di euro, non ne faccio una questione geografica; semmai ne faccio una questione morale. Morale nella misura in cui enti e aziende "pubbliche" sono usate per garantire alla casta di sopravvivere e prosperare.
Morale perchè si alimenta una generazione che sempre meno sa cosa sia la meritocrazia. Morale perchè i problemi del mezzogiorno non si risolvono a colpi di miliardi, ma con milioni di piccole punture di spillo, per esempio strappando alla criminalità organizzata affari e business, valorizzando i beni esistenti, educando al rispetto della res pubblica.
Ma in tempi grami, in cui ogni singolo alleato è prezioso, va così.


L'articolo sul Corriere eccolo qui.

giovedì 30 luglio 2009

Tecnologia Padana.



9 maggio 1997.

I padani all'assalto del campanile di S. Marco a bordo di un trattore camuffato da blindato, il famigerato tanko. Il prodigioso mezzo era dotato delle armi più pericolose esistenti al mondo, tra cui delle fialette contenenti sudore di Boso, bombole di gas prodotte col fiato di Borghezio dopo aver mangiato bagnacauda e una catapulta carica di mutande usate da Calderoli.

Musica seria per persone serie.


Stamattina andando al lavoro nel mio stereo girava il live dei Buena Vista Social Club registrato al Carnegie Hall di New York. A dir poco fantastico, un'emozione ogni volta.

Sarò scontato, ma Chan Chan mi colpisce sempre.



Manager responsabili.

Leggendo online L'Unità mi è capitato un interessante articolo in merito al "manager responsabile". Si tratta di una figura di origine anglosassone (e te pareva...), il c.d. CSR Manager, volta a massimizzare il profitto aziendale in un'ottica etica ed in modo armonioso con tutti i portatori di interesse, ovvero gli stakeholders, quali per esempio i dipendenti, i sindacati, le ong, le amministrazioni locali.
Tra le svariate funzioni della figura anche e soprattutto quella di favorire il dialogo tra le varie parti.
Secondo le stime si tratta di un ruolo aziendale destinato a crescere, al punto che sono previsti dei corsi di formazione mirati alla creazione di nuove capacità.
La notizia è incoraggiante e allo stesso tempo segna un'inversione di tendenza rispetto al trend iniziato negli anni '90 e cresciuto nei primi anni 2000. Quando studiavo economia aziendale, un mio professore (nonchè stimato professionista a livello nazionale ed internazionale) era solito incensare il ruolo dell'impresa quale semplice fulcro di contratti, tale per cui prendi un capannone in affitto, i macchinari in leasing, i dipendenti con somministrazione di lavoro, il marketing terzializzato (come tutti gli altri principali servizi) e il gioco è fatto: sei imprenditore e padrone di nulla. E libero dal peso della responsabilità sociale che, a mio avviso, deve inderogabilmente essere legata a doppio filo a chi fa impresa o la gestisce.
Gli anni di liberismo estremizzato hanno portato a comportamenti spesso discutibili, alcune volte riprovevoli. Imprenditori improvvisati e con pochi scrupoli che, usando le pieghe di un sistema povero di controlli e con un'etica diffusa realmente ai minimi termini, si infilavano in business mordi e fuggi, arraffando l'arraffabile. Perchè tanto il conto, quello vero e reale, lo paga qualche altre poveraccio.
Sia esso il lavoratore a tempo determinato lasciato in mezzo alla strada, sia la banca cui i crediti non vengono corrisposti e che si deve limitare a recupare le 4 lire di capitale sociale.
Per come sono stato educato, aziendalmente parlando, fare impresa è una massimizzazione di profitto. Per come sono cresciuto, umanamente parlando, con famigliari dipendenti di aziende solide ed etiche, fare azienda è diverso. E' crescere con i propri dipendenti, mettendoli nella condizione di poter lavorare serenamente. I miei famigliari hanno avuto la fortuna di avere lavori in contesti in cui l'azienda forniva l'asilo, la colonia estiva, la casa di riposo.
Aziende etiche, fatte per durare nel tempo, gestite con il cuore, oltre che con il cervello. E con il fegato, di sapersi accollare rischi derivanti da costi "sociali" più alti.

mercoledì 29 luglio 2009

Bersani segretario


Prima e seconda parte del video relativo alla candidatura di Pierluigi Bersani.

Ho letto le linee programmatiche: Bersani è la miglior scelta per il futuro della sinistra democratica. Appoggio in pieno la sua candidatura e gli mando un grandissimo "in bocca al lupo".

Santo Silvio da Arcore


Sono capitato su questo blog. Un po' di sano humor non fa mai male.
Per il resto, attendiamo di conoscere cosa abbia depositato la D'Addario in Procura

La riforma della scuola.


La mia speranza è che alle feste della Lega si usi lsd come nella Summer of Love, così almeno si possono quanto meno capire certe idee talmente cretine da risultare un insulto al buon gusto.
Attenzione: la Lega scende in campo nella discussione sulla scuola.
Come migliorare l'offerta formativa con corsi meglio preparati? No!
Dare fondi alla scuola per mettere in sicurezza gli edifici? Neanche!
Allora, considerato il socialismo di facciata leghista, risolvere il dramma dei precari della scuola? Ma va là!
Che sia razionalizzare i corsi, eliminando quelli utili come un tagliaburro elettrico? Assolutamente!
L'idea lisergica del Carroccio è di inserire un test di dialetto per i futuri prof., i quali dovranno dar prova di conoscere a menadito tradizioni regionali e idiomi del luogo ove forgeranno menti.
Ben venga la tradizione. Io stesso mi batto affinchè si tuteli la nostra storia, fatta di mille realtà locali. Ma anche ai tempi in cui i miei nonni andavano a scuola (ed era il Ventennio), tempi in cui il dialetto era usato in modo predominante, a scuola si doveva parlare italiano.
Punto.
Amore e difesa delle tradizioni sono un bene imprescindibile del singolo, in cui la scuola può avere una parte. Ma rendere il dialetto un elemento valutativo dell'insegnante è a dir poco una bestialità, ancor più grave se si legge la notizia in combinato disposto con quanto scrissi qualche giorno fa in merito a Vikas, il ricercatore indiano costretto ad andarsene dall'Italia poichè mai gli fu concesso il permesso di soggiorno.
Un filo di malafede, non riesco a non vederla.
E non posso non pensare che la strategia leghista sia rivolta ad infondere nelle menti, attraverso un'accurata scelta degli insegnanti, i "valori" da loro ritenuti importanti. Se questo non è il prologo di una dittatura, io sono Babbo Natale.
Seghisti, ma andate un po' a fanculo!

martedì 28 luglio 2009

Berlusconi e il preservativo


Avanti così!




Non ho mai sposato le posizioni estremistiche, anche se di sinistra. Molto spesso i movimenti posti agli estremi, dal mio modo di vedere, si sono allontanati dalla realtà finendo per diventare utopie sotto le mentite spoglie di partiti politici o movimenti culturali.


La mia formazione, pragmatica con grandi dosi di disciplina, mi indirizza verso una maggior concretezza di quanto le sinistre, le "vere" sinistre non abbiano fatto negli ultimi anni.


Nonostante questa mia debita premessa, Sinistra Critica ha colto in pieno la necessità di un rinnovamento e la necessità di opporsi al dilagare (vergognoso) di Pdl e Lega.


Leggendo le linee politiche saltano subito agli occhi gli elementi classici della tradizione gauche, dalla difesa del lavoratore alla tutela delle categorie più deboli, come immigrati e disoccupati.


Il progetto partitico è senza dubbio positivo, anche se per essere vincente manca di un elemento a mio avviso importantissimo. L'unità.


Per essere davvero opposizione al populismo da Germania anni trenta che la Lega Nord impugna come una spada, la sinistra deve ritrovarsi sotto un unico tetto. Sinistra Critica, Rifondazione, Comunisti italiani, Partito comunista dei lavoratori, Sinistra e libertà sono i nomi principali di un nucleo di pensiero fondamentalmente allineato sui medesemi ideali.


Certamente vi sono delle differenze, che nelle lotte dogmatiche degli ultimi anni hanno portato alla diaspora. Ma sono differenze spesso davvero troppo sottili, troppo eteree per essere giustificate, specie in un momento difficile come questo.


Ci sono gli ideali, manca l'unità della sinistra.


Ci vorrebbe un filo di buon senso, un po' di umiltà ed un tornare sui propri passi in seno ad un summit della sinistra che fondi, o meglio, rifondi la casa della sinistra.


Insieme, tutte le forze della sinistra, viaggiano sul 7-8% dei voti espressi. Purtroppo nessuno supera lo sbarramento e i voti, ahimè, finiscono in fanteria. Chi ne trae vantaggio? Il primo partito xenofobo italiano, la Lega.


La quale parla da un lato all'imprenditore, garantendo benefici, dall'altro al disoccupato, indicando un capro espiatorio; parla ai più deboli, come i disoccupati, i cassaintegrati, le famiglie monoreddito, usando gli strumenti della sinistra: il volantinaggio, le feste di paese, i comizi nelle fabbriche.


La sinistra deve tornare protagonista, prima che la deriva del nostro Paese sia conclusa.


L'Immigrato clandestino.




Credo non possa essere un mio, un nostro, compatriota. Dice cazzate talmente grosse che probabilmente viene da qualche lontano paese, dove lo avranno probabilmente usato per qualche test al posto delle cavie.


Che so, lo avranno esposto all'uranio e si sarà rincoglionito.


E immagino sia venuto qui illegalmente, da clandestino, su una bagnarola verde piena zeppa di coglioni in camicia verde.


Il fatto: 500.000 badanti in Italia, a compiere un lavoro estremamente utile per le famiglie, esercitando un mestiere che ahimè, noi italiani non facciamo più. Per il premio Nobel Roberto Calderoli per metà spacciano e si prostituiscono. E Tettamanzi, che ovviamente ha criticato la sparata del ministro, è stato bollato come membro dell'opposizione.


Spero che prima o poi qualcuno si ricordi che il permesso di soggiorno di Calderoli è scaduto, e lo rimandi da dove viene.


La notizia, con meno astio di quello che ho messo io, l'ho presa da qui.

lunedì 27 luglio 2009

Carrozze riservate ai leghisti


A Salvini e a tutti i leghisti dedico poche parole. Da uomo nato nel Nord e lì da sempre residente, mi vergogno di loro, delle loro idee folli, dei loro modi rozzi, dell'ignoranza che trasuda dai loro comizi.

Si sa: la Lega, come la sega, è un movimento del cazzo.
Grazie della foto a questo sito.

Italia nel mondo


Mentre larga parte della stampa italiana sta facendo passare in sordina le cronache da basso impero con al centro il Berluska, la stampa estera, evidentemente più libera dai lacci di potere, commenta in modo spietatamente onesto lo scenario politico italiano.

Ecco alcuni esempi tratti da un articolo di Repubblica:

- "Il Daily Telegraph, dopo gli articoli di sabato, titola su "Silvio Berlusconi leggermente contrito, corteggia la Chiesa". Il giornale conservatore scrive che "nelle prossime settimane il libidinoso primo ministro italiano giocherà un ruolo poco visto nel suo repertorio alimentato dal testosterone: il penitente". Secondo il Telegraph il premier ha intenzione di ripulire la sua immagine dopo le rivelazioni sulla sua vita privata, per "mostrare agli italiani che può giocare il ruolo del leader responsabile e devoto, quanto quello del settuagenario playboy". Di qui la decisione di trascorrere l'estate all'Aquila e non a villa Certosa. E, nel tentativo di riavvicinarsi ai cattolici, "l'unica comunità che ha visto le buffonate di Berlusconi con disapprovazione", ha organizzato una visita al santuario di padre Pio. "

-"Sulla stessa linea anche il Sunday Times, con un articolo dal titolo "Le registrazioni sul sesso costringono Berlusconi ad un'estate di sobrietà". Dopo le ultime rivelazioni sulla sua vita privata "il leader italiano corre ai ripari per recuperare la dignità". Anche l'edizione domenicale del Times ricorda che "nel tentativo di compiacere la Chiesa cattolica Berlusconi intende visitare Padre Pio".

-"Punta invece decisamente i riflettori sulle vicende sessuali del premier News of the world, che azzarda anche un gioco di parole, il nome del Cavaliere diventa così BER-LUST-CONI, con un chiaro riferimento agli impulsi sessuali. Nell'articolo, che passa in rassegna gli ultimi sviluppi, gli epiteti si sprecano: si va dal libidinoso al permanentemente abbronzato. Superando l'oceano, negli Usa il Boston Globe racconta delle tombe fenicie di cui parla Berlusconi in una delle registrazioni di Patrizia D'Addario, e dell'avvocato del premier che nega la loro esistenza. Senza trascurare il calo di popolarità del presidente del consiglio da quando la moglie ha chiesto il divorzio".

-"Una eco di tutto questo è arrivata anche sulle pagine del neozelandese Sunday Star-Times. Il titolo dell'articolo è molto diretto: "Tombe, un altro chiodo sulla bara del premier".

-Tornando nel Vecchio Continente, di Berlusconi si occupa anche l'irlandese Sunday Independent. In un editoriale dal titolo "Le notti insonni di Silvio", si fa riferimento alla frenetica attività sessuale del premier e viene ricordato che dal primo gennaio è a capo di quell'organismo che governa l'economia del mondo e che viene chiamato G8, ma che diventerà G14 con India, Cinam Sud Africa, Messico, Egitto e Brasile. "Forse è il caso che usi il letto di Putin veramente per dormire", conclude l'editoriale".

-"Il francese Paris Match, in edicola questa settimana, con un articolo intitolato "le bambole russe di Silvio Berlusconi" ripercorre la vicenda delle intercettazioni e dedica un capitoletto alla D'Addadio la quale, scrive, "non demorde" e ribatte alle accuse di essere stata pagata dai giornalisti".

-"Infine due giornali spagnoli, La Voz de Galicia e El Periodico, riportano entrambi la notizia delle tombe fenicie con la smentita dell'avvocato Ghedini: "Niente tombe solo ossa". Ma La Voz, citando l'Espresso, ricorda che nel 2005 lo stesso Ghedini aveva parlato dei ritrovamenti".


Mettiamola così. L'Avvenire, voce editoriale della CEI, commenta duramente il Premier e le sue amichette. A cui, addirittura prometteva poltrone a Strasburgo.

A meno che non emetta una leggina che renda l'aborto illegale, abolisca il divorzio e renda obbligatorio andare a messa la domenica, il Berluska mi sa che ha perso una grossa fetta dell'elettorato.

Speriamo!

venerdì 24 luglio 2009

Good luck, Vikas!


Tra le file dei cervelloni della Lega sicuramente qualcuno commenterà positivamente. Vikas Kumar, ricercatore indiano di 32 anni presso la Bocconi, a seguito della scadenza del proprio visto e, in attesa di un permesso di soggiorno che non è mai arrivato, ha dovuto lasciare l'Italia.

Il ricercatore, che con un PhD a St Louis ed un master a Delhi, era stato selezionato tra le menti più brillanti del mondo. Il mondo, per uso e consumo dei leghisti, è va oltre la provincia di varese a ovest e venezia ad est.

Così adesso partirà per l'Australia, dove gli è stata offerta una prestigiosa opportunità.

La notizia mi lascia l'amaro in bocca perchè non posso non associarla alla notizia della proposta presentata da quel luminare di Salvini di dedicare ai milanesi un vagone della metro ed, in genarale, al crescente clima di intolleranza che la Lega sta creando.

Parlo per esperienza diretta, in quanto ho avuto modo di dialogare con alcuni emuli di bavetta-alla-bocca-il-Senatur, i quali erano dediti a sparare a zero verso un biologo egiziano che usa un metodo ad impatto zero per diminuire il numero delle zanzare (per la cronaca, con delle larve), sostendo che "non c'è bisogno di quei marocchini. Come se da noi non ci fossero biologhi" (cito testualmente, nda).

La notizia mi delude poi perchè è l'ennesimo caso in cui la cultura perde a scapito di calcio e ballerine. Non ho mai sentito di un calciatore che viene ospitato in Australia in quanto non gli viene emesso il permesso di soggiorno. O di una velina che emigra in USA. Guarda caso, per calciatori, veline et similia arriva sempre tutto per tempo: solo i ricercatori rimangono a piedi.

Tra i tanti problemi dell'Italia c'è anche questo: la cultura non è più un valore. Anzi, spesso ho come l'idea che sia un problema, per chi come Berluska adotta una politica panem et circenses o per chi come la Lega adotta lo stile Germania anni '30.

La cultura salverà il mondo da noi stessi.

A Vikas Kumar, invece, i miei auguri di cuore di poter trovare in Australia ciò che non ha potuto trovare qui.

giovedì 23 luglio 2009

Se questo è un uomo


Magari la notizia non ha avuto risalto. Non so bene se per fortuna o purtroppo.

Fatto sta che Erminio Boso, in un'intervista del dicembre 2004, dichiarandosi visceralmente antiamericano, diceva che "Per me anche nella Seconda guerra mondiale il nostro alleato era la Germania, non gli Usa, che invece ci hanno invaso".

Il fatto che il famoso "Obelix Padano" non sia un luminare è insito nel fatto che è un leghista (di leghisti non analfabeti ce ne sono pochi, i quali sono ahimè semianalfabeti).

Ma vorrei consigliare al suddetto di farsi un giro per i campi di concentramento nazisti, a vedere cosa facevano gli alleati che rimpiange tanto. E magari immedesimarsi in coloro che si sono visti deportare e uccidere figli, madri, padri e consorti nei modi più orribili.

Ovviamente non lo farà, perchè credo che il luogo più esotico in cui sia mai stato sia Rovigo.

Signori, questo è la Lega. Un cumulo di beceri.

Per cui nutro il più profondo disprezzo. E spero che l'Italia tutta possa aprire gli occhi e vedere quale razza di ipocrisia aleggia sul Carroccio.

Un'ultima nota di carattere morale.

Fortunatamente il caro Obelix lo hanno trombato e ora limita i danni nel solo Trentino, dove probabilmente prenderà uno stipendio faraonico (leggi anche il post su La casta).
A tutti gli stranieri invece che hanno modo di leggere qualche articolo sulla politica italiana: non siamo tutti così, ci sono anche persone per bene!

Al rogo! Al rogo!



L'Unità è uno dei pochi quotidiani che riesce sempre a strapparmi un sorriso. Devo dire che di questi tempi hanno vita facile, avendo a disposizione un premier che, qualunque cosa faccia o dica, riesce ad alzare un polverone di polemiche.


Mi ha particolarmente colpito la trascrizione dei dialoghi tra il premier e la sua escort, pubblicate dall'Espresso e ripresi da L'Unità. Mi hanno colpito una serie di elementi della personalità di Berlusconi che escono dalle registrazioni: come ha scritto ieri il Times la vita privata di un leader politico è in realtà pubblica.


Bene, innanzi tutto una certezza. Il Berluska cavalca a pelo: lui il preservativo non lo usa. E non si sta parlando di un rapporto sessuale sicuro, bensì con una escort, alias una accompagnatrice, alias (senza offesa e senza ipocrisie) una prostituta.


Poi ai gusti. Vuole organizzare con un altra amica sua una cosetta a tre. In cui l'amica lecca la escort in questione.


E poi il compenso. Un po' di soldi sì, ma poi un bel favore. "Mi ha detto che mi mandava gente sul cantiere", riferendosi ad un'attività edilizia che la escort, la sciura D'Addario, ha in corso d'opera e che si sta arenando.


Una domanda. Se questa non è corruzione, che CAZZO E'?


Ma non solo. Il ruolo del Giampi, è di pura liberalità (alias: regalo notti di sesso perchè sono gentile e generoso) oppure è legato al successo delle altre attività del medesimo nel ricco campo della Sanità?


Un'altra domanda. Se questa non è corruzione, che CAZZO E'?


In ultimo il quando. Ovviamente mentre Obama stava per essere eletto presidente e il Silvio avrebbe dovuto presenziare ad un evento politico italo-americano.


Che vuoi che sia, l'elenzione del primo presidente di colore nella più potente democrazia del mondo?


In tutta onestà mi piacerebbe vedere Berlusconi sconfitto alle elezioni e costretto a scappare ad Hammamet (anzi, no, in Libia dall'amico suo) ma la democrazia ha le sue regole e tant'è.


Però non prendesse per il culo.


Ammettesse le sue voglie perverse.


Il punto non è con chi o con quanti o a che costo trombi. Il punto è mentire agli elettori, rompere il rapporto (semmai c'è stato) di fiducia.


Il Berluska può dire grazie al suo elettorato per metà ignorante per metà furbesco. E ai suoi servi leghisti, ben istruiti dal trentennio su come usare paura ed ignoranza per garantirsi i voti.


Ma la gente sta riaprendo gli occhi.


E il suo indice di popolarità è calato. Al 49%
Ah, dimenticavo. L'articolo da qui prende spunto questo post è questo

mercoledì 22 luglio 2009

La casta




Mi sono preso un periodo di tempo per disintossicarmi.


Dalle incazzature, dalle paure personali.


Mi sono preso un periodo di tempo per ripensare la mia vita in un periodo di cambiamenti più o meno grandi.


Sveglia presto, attività fisica, letture.


Ma anche tanta solitudine per capire cosa voglio e un po' di compagnia degli amici di sempre, per ricordarmi che comunque, ciò che si ha dentro uno se lo porta dietro. Sempre ed ovunque.


Tra le letture una è entrata di diritto nella mia libreria e nel mio bagaglio personale.


La casta, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.


Sebbene sia stato già a suo tempo un enorme successo editoriale, sono arrivato un po' in ritardo e me lo sono comprato per caso, spulciando tra i libri in offerta al supermercato.


Mi ha colpito, davvero tanto. Numeri alla mano i due autori hanno tracciato un quadro a tinte fosche del nostro paese senza sporcarsi le mani in sterili ed inutili polemiche partitiche (anche se le porcate maggiori le ha fatte il popolo politico berlusconiano, e di ciò, mi gongolo).


Numeri da capogiro, come i 65 milioni di euro per i voli di stato nel solo 2005 (contro gli 8 circa della Corona inglese).


O le pensioni faraoniche a fantomatici dirigenti pubblici di ancor più fantasiosi enti.


Il tutto condito con costanti raffronti con sistemi più virtuosi del nostro.


La reazione su chi scrive è stata forte, quasi fisica. Nausea per un mondo ipocrita e privo di ideali, odio per una classe politica avulsa dalla realtà, senza etica, nepotista e spesso ignorante.


Preoccupazione per il futuro di una nazione che sa esprimere solo questa forza rappresentativa.


Ed una voglia incontenibile di salutare tutti e trasferirmi via da qui, lontano, correndo il rischio di non veder sfatato l'adagio per cui "l'erba del vicino è sempre più verde".


giovedì 11 giugno 2009

Paura


Una cosa non mi va a genio delle utlime elezioni: la superficialità.

Non voglio essere un censore e commentare le abitudini sessuali di chiunque. O tanto meno essere un eco a chi grida che nel mondo ci si dimette per scandali di gran lunga minori all'uso di voli stato per il trasporto di cantanti ed affini.

O per e condanne.

La superficialità di votare nonostante tutto, senza porsi nemmeno un momento il problema in merito alla moralità. Non solo, estendendo il discorso alla "coalizione" vincente, mi chiedo come possa essere passato inosservato l'atteggiamento populistico e demagogico con cui è stata portata avanti la campagna elettorale.

Mettendo da parte le feste di Casoria e i voli in Sardegna, mi volevo soffermare su una serie di elementi senza dubbio forieri di discussione.

Il primo è senza dubbio il fattore paura. Paura della crisi, della recessione, della perdita del posto di lavoro, del cambiamento annunciato da più parti delle proprie abitudini consolidate nell'ultimo lustro, dell'immigrazione clandestina e non, della diversità.

Tutte queste paure, sono state il fattore centrale, il motore della campagna elettorale di Lega e centrodestra. E' stato un insieme sconclusionato di proclami agghiaccianti, su cui chi ha un minimo di senso civico dovrebbe interrogarsi.

Una riproposizione di "ridare l'Italia agli italiani", di demonizzazione degli immmigrati quale prima e forse unica causa della crisi, di forte irrigidimento sociale.

La paura è stato il centro di tutto. Unitamente ad una strategia del tutto televisiva, con tanto di candidate-veline, e quindi pronta e funzionante per i palati meno raffinati.

Pronta per quelle fasce sociali caratterizzata da poca cultura e tanto grande fratello, per intendersi.

Far leva sul popolo meno preparato e sulle sue paure, indicando nel diverso il nemico, a me ricorda tristemente gli anni '20 e '30 del secolo scorso.

Il successo drammatico dei partiti xenofobi mi riporta ancor più verso l'Europa degli anni 30.

E così mentre il Carroccio grida ai comizi "che qui la moschea non si fa", mi sorgono domande su domande. Per esempio, se siamo ancora una repubblica in cui le religioni hanno pari dignità o se nel mentre siamo diventati una teocrazia. Oppure se il divieto leghista sia valido solo per le moschee e non per le altre confessioni, che ne so, per la costruzione di templi buddisti.

O sinagoghe. O templi taoisti. O chiese battiste.

Vale solo per i musulmani o per tutti coloro che non sono cristiano-cattolici?

E poi.

Sono finite davvero le "invasioni" che secondo i manifesti leghisti dovrebbero farci fare la fine dei pellerossa? E i tanti "cumenda" con le loro piccole aziende che campano sul lavoro in nero degli immigrati clandestini e che partecipano alle riunioni padane, cosa ne pensano?

Per non parlare di cosa ne pensano i tanti piccoli artigiani che non dichiarano una lira al fisco e vanno a Pontida a gridare per avere legalità?

Stiamo parlando di legalità o di un comodo dito dietro cui nascondere le proprie colpe?


Ghino

mercoledì 10 giugno 2009

Forse, chissà, perchè.


Capitano, certe volte, cose che mai ti aspetteresti.
Cose su cui la legge dei grandi numeri non funziona, tanto sono odiosamente insopportabili.

Mi alzo reduce da qualche notte insonne con la sola speranza che sia stato tutto un sogno ma mi basta un colpo d'occhio, la riacquisizione di un barlume di lucidità, per capire che è andata così.
Michael Moore all'inizio di Fahrenheit 9/11 pensa che Bush non abbia mai vinto le elezioni perchè Al Gore stava festeggiando, assieme a De Niro e Ben Affleck, sul palco allestito a festa.

Invece no, non è andata così.

Forse quando speri così intensamente una cosa poi ottieni sempre il contrario; forse addirittura SAI già che le cose non andranno come spereresti ma ti crei una difesa interiore, accarezzando mentalmente il tuo desiderio.

Chissà se capita anche voi. A me sicuramente sì. Dai tempi della scuola, quando la pancia tirava nell'attesa che il professore scegliesse l'interrogato e, sapendo di non aver studiato, ripetevo come un mantra "Speriamo che non mi chiami, speriamo che non mi chiami". E poi il nome ad uscire era proprio il mio.

Perchè questo accada non so. So che i nostri vecchi, con la lora fine e allo stesso tempo grezza saggezza, dicono che "Chi vive sperando muore cagando". E allora lo scoramento che mi assale in questi giorni lascia il posto, con un invisibile movimento zigzagante, alla voglia di smettere di pensare e sperare per far spazio al fare, prendendo la mia piccola parte in questo fumoso, scuro e bastardo periodo.

Ghino di Tacco