martedì 25 agosto 2009

lunedì 24 agosto 2009

Eritrea, Inghilterra, Novelli Arditi.

Mentre l'indifferenza serpeggia beata ed indisturbata tra gli ombrelloni delle vacanze, nel Mediterraneo si muore di fame e di sete; racconti indegni di questo mondo e di questo paese, che tanto si dicono e spacciano per civili, poco o niente ottengono in mezzo all'ultima prodezza di Corona o alla prima di campionato.
Anzi, molte volte mi sono sentito dire, di fronte alla mia indignazione per la morte dei 75 eritrei, che se la sono cercata, "che accidenti ci vengono fare", che se rischi allora devi mettere in conto di morire (aggiungo sarcasticamente io, almeno soffrendo pene indicibili).
Così nella totale indifferenza passa la morte di innocenti e passa l'intolleranza verso i gay. E mentre in Inghilterra il British National Party saluta alla moda nazista e brucia bambole nere raffiguranti Obama, la terra d'Albione probabilmente dimentica le bombe su Londra lanciate appunto da coloro che originariamente salutavano col braccio teso. Come dire: osanno chi mi ammazza.
Siccome però anche noi italioti non siamo da meno, posso dire che conosco un po' di leghisti che con stupidità mostrano ai loro ospiti manganelli made in Predappio e calendari con le foto di Mussolini. Ah, dimenticavo, che inneggiano alla dottrina nazional socialista come unica virtuosa ed elogiano il pugno chiuso mostrato da Bossi sui manifesti come mezzo per accalappiare, e qui cito testualmente, "quei poveracci dei rossi".
Come dire. Il nero quando perde colore non diventa grigio, diventa verde.

venerdì 21 agosto 2009

Siamo un paese al declino.

Sebbene secondo alcune fonti la notizia debba essere verificata, l'ultima tragedia del mare lascia l'amaro in bocca. 75 vite perse nel Mediterraneo: uomini, donne, bambini eritrei che cercavano una via di scampo ed un futuro migliore.
Invece hanno trovato la morte, ignorate a quanto pare da una decina di imbarcazioni.
In un clima sociale teso, che guarda al diverso e al debole con disprezzo, che impone un modello culturale per nascondere i limiti della nostra società povera di valori, nessuno ha prestato loro soccorso.
Non mi stupisce perchè tra un reato di clandestinità ed una ronda, siamo vittime di noi stessi; pronti a spendere 400 milioni di euro per posticipare un referendum in una data comoda così come pronti ad invocare la crisi e la consequenziale austerità per ridurre all'osso i festeggiammenti per il centocinquantesimo.
La nostra è un'italietta che si barrica in casa odiando il diverso in quanto incapaci di comprendere le differenze. La paura la fa da padrona, serpeggiante e allo stesso tempo cavalcata e fomentata; e così ci si dimentica di quando eravamo noi sui barconi, a scappare dal proprio paese. Noi, gli straccioni ad Ellis Island.
Non eravamo tutti Meucci. Eravamo (e siamo) quelli che hanno portato la mafia nel mondo. Eravamo quelli dipinti come pericolosi, sporchi, delinquenti.
E oggi, di fronte al dramma quotidiano, se faccio presente che noi non siamo nè meglio di peggio di chi solca il mare per arrivare a Lampedusa, mi sento dire che son tutte balle.
Certo, l'immigrazione selvaggia è problematica. Va gestita a livelli comunitari e non locali.
Perchè l'Europa non crea una Ellis Island in cui ospitare gli immigrati, evitando loro così inutili quanto pericolose traversate, anzichè dare sterili quanto ipocrite raccomandazioni?
Sono queste le basi culturali che noi vogliamo mostrare al mondo?
E' quindi questo il modello che alcuni cercano di imporre?
Siamo davvero un civiltà o siamo ormai indirizzati al declino?
Forse la seconda, perchè così come Orwell ne "La fattoria degli animali" dice che tutti i maiali sono uguali ma alcuni sono uguali degli altri, noi siamo stati in grado di punire penalmente l'immigrazione clandestina salvo prevedere una sanatoria per badanti e colf (i vari sciur Brambilla & Cazzaniga che votano Lega altrimenti si sarebbero dovuti stirar le magliette da soli).
E mentre Fini invoca una revisione immediata dell'attuale legge, Calderoli non perde l'occasione per esprimere il proprio allucinato pensiero con un "Fini, dì qualcosa di destra".
A cui starebbe bene un "Calderoli, ma dì qualcosa di intelligente".

mercoledì 19 agosto 2009

Fernanda Pivano


Guardo la mia libreria e sorrido triste. I miei testi di Kerouac, Jukebox all'idrogeno di Ginsberg. Una raccolta di foto su Corso e Cassady. L'opera omnia di Bukowski. E poi John Fante ed Hemingway. I miei dischi di De Andrè.
Internet, carta stampata e tv si sbracciano per rendere omaggio a Fernanda Pivano, ricordandola in mille modi diversi.
Io umilmente vorrei ricordarLa come un grande faro della cultura italiana, cittadina del mondo ma col cuore in Italia.
Mi piace pensare che adesso sia su una nuvola a mettere ordine tra i pensieri vorticosi di Kerouac mentre Hem e Buk parlano di pugilato.
Ciao Nanda, mi mancherai.

martedì 18 agosto 2009

Renzo la trota

Il padre lo ha chiamato "la Trota" ma su un simpatico blog appare come "il caprone", grazie ai tre tentativi infruttuosi di diplomarsi (di cui una volta in un istituto privato, una volta in base ad un intervento diretto della Gelmini).
Personalmente non mi voglio esprimere su quanto sia difficile studiare al giorno d'oggi, di come sia dura la vita di un figlio di un politico di spicco (ebbene sì, Bossi è un politico), degli ovvi sotterfugi che quei comunistacci integralisti e cattivi di insegnanti hanno usato per bocciarlo n. 3 volte. Non voglio nemmeno mettere in dubbio, come la sediziosa stampa sinistrorsa ha fatto, che dagli occhi della trota non guizzi il genio.
Tanto meno mi lascerò andare a facili speculazioni sul fatto che la Lega, partito contrario a Roma Ladrona e al nepotismo, da sempre acerrima nemica di chi usa amici e non per far carriera, lo ha nominato membro dell’Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia delle Fiere Lombarde, alias dell'organismo che vigilerà su quella cosuccia chiamata EXPO 2015.
Il mio commento, semmai, è rivolto al desio del giovane rampollo padano: vuol fare l'economista.
Considerando la brillante carriera scolastica, l'indiscusso patrimonio genetico, la possibilità di avere come mentore un Boso, un Calderoli o un Salvini, in 300 o 400 anni, forse, riuscirà a compilare il modulo di ammissione. Per fare l'economista, beh, chissà.

lunedì 17 agosto 2009

Bandiere e polemiche.

Il mood vacanziero fa fatica ad andarsene, nonostante la realtà di tutti i giorni si impegni a riportarmi sui soliti binari.
Avrei potuto pescare ad occhi chiusi dal marnone di castronerie estive che Berluska, Bossi e compagnia bella hanno puntualmente prodotto; poi, leggendo altri blog, mi sono accorto che sarei stato a dir poco pleonastico.
Così, mi limito ad un commento, un po' secchione, in merito alla diatriba sulle bandiere e sui dialetti che quegli emeriti idioti leghisti hanno fomentato.
La bandiera, non solo quella italiana, è un simbolo. Può essere una bandiera di una regione, di un partito, di una squadra di calcio: ciò che è incontrovertibile è che sia un simbolo.
Il simbolo è ciò che gli antichi greci intendevano per sun-bolon, alias ciò che unisce.
Al contrario, dia-bolon era ed è ciò allontana, che divide.
Usare la bandiera come muraglia per gli immigrati (e non) equivale a dividere con qualcosa che unisce. O viceversa, se meglio aggrada.
Mi fermo di fronte a questo ragionamento alla Sant'Anselmo per tornare con i piedi per terra. La bandiera è sinonimo di valori condivisi, di una cultura che non può essere flat ma che ha mille piccole gradazioni e differenze.
Ma questo dalle parti di Pontida, suona come una bestemmia. Del resto, da uno con la bavetta alla bocca che nomina come erede un genio strepitoso noto per essere stato bocciato 3 volte all'esame di maturità (presso un istituto privato a prova di scemo), che ti aspetti.

sabato 8 agosto 2009

Musica seria per persone serie (3)


Clima vacanziero, poco tempo da dedicare al blog, tanta voglia di evasione. E di correre su una moto su strade polverose che puzzano di whisky, benzina e sudore.